Descrizione
L'attuale edificio ha le caratteristiche di palazzo rinascimentale, anche se basa le sue fondamenta sulla primitiva "arx de' Romani".
La facciata è molto articolata: a sinistra si osserva il mastio a pianta quadrata il cui esterno è costituito da ricorsi paralleli di conci regolari nel basamento con ammorstaure angolari in blocchi squadrati di travertino, provenienti con molta probabilità da edifici di epoca romana; invece, la parte superiore non è databile e presenta pietre di calcare tagliate con molta irregolarità e messe in opera con strati spessi di malta. Si notano, inoltre, una feritoia e due piccole finestre rettangolari incorniciate da parallelepipedi di travertino. L'ala del palazzo a S è stata aggiunta successivamente.
Mediante un grande portale d'ingresso ad arco che porta in chiave lo stemma dei Gesualdo-Este, si accede al giardino, con un impianto tipologico a corte. Dal cortile, mediante una scala, si sale ai piani superiori organizzati su due livelli. Nel primo piano nobile si osserva un immenso salone, già adibito a Corte di giustizia, con un camino; attigua è la cappella di San Pietro a Castello. Vi sono, inoltre, altre stanze, sicuramente adibite una volta a sala d'armi, di studio e da ballo, mentre altre sale interne si possono vedere al secondo piano, forse stanze private dei feudatari.
Dai taurasini l'edificio è chiamato "Castello".
Cronologia
- Nel VII secolo, i Longobardi posano le prime pietre del palazzo.
- Nel XII secolo, i Normanni ampliano l'edificio per poter ospitare la famiglia del feudatario e, nel contempo, rinforzano il palazzo con l'aggiunta del mastio.
- Nel 1461, all'epoca del feudatario Giacomo Caracciolo, il palazzo è bombardato e saccheggiato dai soldati aragonesi capitanati dal Re Ferdinando I.
- Nel 1577, i Gesualdi possiedono lo «[...] Jus Padronato di S. Pietro nel Castello sito nella Terra di Taurasi [...]».
- 1586. Il principe Carlo Gesualdo trova il palazzo in pietose condizioni e lo fa ristrutturare;
- Nel 1726, i Latilla fanno aggiungere nuovi corpi di fabbrica in «[...] Benefizio: di s. Pietro a Castello, di padronato del marchese Latilla».
- Nel 1796, l'edificio subisce gravi danni dal terremoto.
- Nel 1807, nella "Contribuzione Finanziaria" si legge «casa di undici soprani, undici sottani con cortile coverto e scoperto e cantina sottoposta. Giardino murato».
- Nel 1820, il palazzo è acquistato dai Carigliota d'Aulisio e, per via matrimoniale, passa successivamente ai Nobile.
- Il 20 febbraio del 1926, in un documento si legge «[...] Che il frammento della antica Arx dei Romani e del Castello trasformato in abitazioni private, [...] siti nel Comune di Taurasi (Avellino) hanno importante interesse archeologico e sono sottoposti alle disposizioni contenute [...]».
- Nel 1981, a seguito del rovinoso sisma del novembre 1980, il palazzo è ingabbiato da tubi di ferro ed è restaurato e sottoposto a vincolo ai sensi della L. 1089/39 dalla Sovrintendenza ai B.A.A.S. di Avellino e Salerno.
- Nel 2001, si attende il definitivo restauro.
Elementi architettonici e artistici da vedere
- Nel mastio, la bellissima scalinata elicoidale in pietra di finissima fattura.
- La cappella di San Pietro a Castello, con la volta finemente lavorata con stucchi barocchi e l'altare in marmo marrone-oro.
- In via Belvedere, ciò che resta del muro di cinta, che originariamente circondava l'intero perimetro del castello.
Modalità d'accesso
Accessibilità
Accesso riservato ai privati residenti
Costo
Visibile dall'esterno gratuitamente
Indirizzo
Punti di contatto
Ultimo aggiornamento: 21 settembre 2023, 12:48